Oggi più che mai si parla tanto del disinfettarsi le mani, di indossare le mascherine e di tutte le misure che si devono adottare in questa emergenza sanitaria. L’allarme Covid-19 ha riportato anche all’attenzione temi che dovrebbero far parte della quotidianità di uno studio dentistico, come le procedure e gli obblighi inerenti la sicurezza in ambito sanitario. Proprio per questo motivo voglio cogliere l’occasione per spiegarvi come in uno studio dentistico ci si è sempre mossi per proteggere i pazienti e tutto il personale dalle infezioni trasmissibili durante le cure dal dentista, essendo queste una possibile causa di contaminazione. L’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl) ha stilato nel 2010 delle linee guida sull’attività di sterilizzazione nelle strutture sanitarie (D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.), inquadrando il tema generale delle misure necessarie per la prevenzione da contaminazioni, riportando che “nell’insieme delle indicazioni di prevenzione nell’ambito del rischio biologico, particolare importanza rivestono le misure di pulizia, disinfezione e l’attività di sterilizzazione.
La disinfezione/sterilizzazione rappresenta un momento di prevenzione fondamentale e insostituibile nel controllo delle infezioni che possono manifestarsi in ambito ospedaliero; i processi da adottare devono essere valutati criticamente in rapporto al miglioramento delle conoscenze e all’evoluzione tecnologica delle sostanze, dei preparati e delle apparecchiature”.
In ogni studio deve esserci un luogo adibito alle procedure di decontaminazione, disinfezione, sterilizzazione e stoccaggio del materiale sterile, prevedendo una distinzione tra materiale sporco e pulito, secondo i requisiti della normativa sanitaria. Il personale dello studio riveste un ruolo fondamentale per queste procedure. Tra un paziente e l’altro, il personale, adeguatamente protetto, rimuove tutto lo strumentario dal riunito mentre i rifiuti vengono smaltiti in appositi contenitori adibiti per una raccolta speciale. Successivamente ci si occupa di riordinare e decontaminare la sala operativa con soluzioni detergenti e sterilizzanti attive contro spore, batteri e virus. Un ruolo chiave per evitare le contaminazioni è data dalla decontaminazione, introdotta negli anni 90 con l’avvento dell’HIV. Dal 1990 un Decreto Ministeriale (28 settembre 1990, art. 2) obbliga che lo strumentario utilizzato con il paziente, trasferito dalla sala operativa alla sala di sterilizzazione, venga immerso nel liquido disinfettante. Passati 20 minuti vengono spazzolati ed immersi nella vasca ultrasuoni, lavati ed asciugati. Solo a questo punto gli strumenti vengono imbustati, sigillati ed inseriti in autoclave, effettuando cicli di 20/30 minuti ad una temperatura di 121°/134° in modo da eliminare qualsiasi microorganismo. Tutte le attrezzature per la sterilizzazione devono essere verificate periodicamente, nello specifico le norme per le autoclavi prevedono che esse siano verificate ogni giorno prima della messa in uso, seguendo specifici test di controllo.
Nel caso di strumentario termolabile, ovvero che non può essere sterilizzato a caldo, si utilizzano sostanze chimiche ad ampio spettro d’azione, con provata attività su forme vegetative e spore. Gli strumenti vengono immersi, per il tempo indicato dal produttore, in una vasca contenente la soluzione assicurandosi che il liquido entri in contatto con tutta la superficie degli strumenti da sterilizzare.
Successivamente gli strumenti sterilizzati vengono riposti nei relativi cassetti e si suggerisce che le confezioni sterili abbiano una etichetta che consenta di risalite alla data in cui sono state sterilizzate, al numero del ciclo di autoclave e la data di scadenza presunta. Forse questo articolo non sarà interessante come leggere una notizia sul nostro sportivo preferito o sullo stato di emergenza in cui ci troviamo, ma è importante che il paziente si senta al sicuro entrando in uno studio dentistico e sapere che deve esigere dal personale odontoiatrico la massima professionalità.